mercoledì 28 marzo 2018

Stazione spaziale cinese precipiterà per Pasqua

La stazione spaziale cinese sta ritornando sulla Terra ed è completamente fuori controllo.

Tiangong-1 precipiterà per Pasqua. Pesa 7.600 kg ed è lungo 10,5 metri: “Come un autobus in caduta libera”. Difficilmente farà danni,
ma la faccenda riporta in auge il tema dei miliardi di detriti artificiali che circondano il nostro pianeta, pericolosi per le missioni spaziali e per gli astronauti.
Ormai è certo: Tiangong-1, la stazione cinese che fu, un tempo, vanto della Repubblica Popolare cinese, è in caduta libera sul nostro pianeta. Gli esperti minimizzano: le possibilità che non solo cada in Italia, ma colpisca addirittura qualcuno sono le stesse di essere colpiti per due volte l’anno da un fulmine. Dunque praticamente impossibile. Ma il prontuario approntato in queste ore dalla Protezione Civile non aiuta certo a stemperare la tensione e a fare diminuire l’ingiustificato allarmismo. Perciò cosa sappiamo su Tiangong-1?

Quella che oggi è un ingombrante relitto – potenzialmente pericoloso anche per la nostra incolumità – qualche anno fa è stato il gioiello dell’industria aerospaziale del Dragone: la prima stazione spaziale cinese, lanciata il 29 settembre 2011. Il suo lancio è stato seguito dai cinesi come un evento epocale, momento di orgoglio sfruttato con saggezza dalla propaganda politica che ha spinto l’acceleratore sui nazionalismi. Forse, anche per questo, ci sono voluti mesi perché la Cina dicesse la verità sulla faccenda, ammettendo che Tiangong-1 (letteralmente “Palazzo del cielo 1”) fosse definitivamente fuori controllo, proprio mentre si avvicinava il delicato momento del rientro nell’atmosfera terrestre.
Di Tiangong-1 sappiamo anche le dimensioni: il modulo che sta precipitando pesa 7.600 kg, è lungo 10,5 metri e ha un diametro di 3,4 metri. In pratica è un autobus in caduta libera sul pianeta. Ma a inquietare non è tanto la sua stazza, quanto i materiali potenzialmente pericolosi contenuti al suo interno, in particolar modo nei serbatoi. Ovviamente Pechino tiene la bocca cucita. Gli scienziati però stimano che contenga, non sappiamo se allo stato liquido o solido, circa 230 kg di tetrossido di azoto e 120 kg di monometilidrazina, sostanze molto tossiche. A seconda della quantità di propellente, la stazione potrebbe esplodere al rientro in atmosfera, a circa 70-60 chilometri d’altezza, oppure schiantarsi al suolo relativamente integra, posto che comunque l’impatto con l’attrito dell’aria la dividerà in frammenti.

Dov’è previsto che precipiti?
Il rischio, quindi, è più ambientale perché, ovunque cada Tiangong-1, che sia in mare aperto o su di una vetta innevata, potrebbe spargere rifiuti altamente inquinanti. Tuttavia c’è apprensione anche per la precipitazione “a pioggia” dei suoi frammenti. Gli scienziati stimano che, in base alla sua attuale traiettoria e velocità, il rientro potrebbe avvenire in qualunque località del pianeta compresa tra i 43 gradi di latitudine sud e i 43 gradi di latitudine nord. Si tratta di una “zona rossa” immensa, che ricomprende le Americhe, l’intero continente africano, il Medio Oriente, il Giappone, buona parte della Francia, la penisola iberica e anche l’Italia, da Firenze in giù. Ciò che consola, almeno noi italiani, non solo è che si tratta di una porzione di mondo considerevole, della quale lo Stivale rappresenta una minuscola porzione, ma anche occupata per oltre la metà da oceani e da zone desertiche.
E quando?
Probabilmente per Pasqua. Dovrebbe infatti completare il suo rientro in atmosfera entro il prossimo primo aprile. Questo almeno è quanto credono gli scienziati sulla base della sua attuale traiettoria. Al momento, Tiangong-1 procede a una velocità di otto chilometri al secondo e sta tracciando una orbita a spirale attorno al nostro pianeta: impiega circa un’ora e mezza per portare a termine il giro della Terra e a ogni passaggio si avvicina sempre più inesorabilmente a noi.
Più probabile essere colpiti da un fulmine
Luciano Anselmo e Carmen Pardini dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione stimano che: “I frammenti in grado di sopravvivere alle proibitive condizioni del rientro precipitano su un’area di forma approssimativamente rettangolare, lunga dagli 800 ai 2000 km“. Un raggio d’azione considerevole, tuttavia, continuano gli esperti: “la probabilità corrispondente di essere colpiti da un frammento è infatti un numero piccolissimo, dell’ordine di uno su centomila miliardi (cioè 1:100.000.000.000.000). Confrontata con i rischi cui andiamo incontro nella vita di tutti i giorni, si tratta di una soglia bassissima. Tanto per fare un paio di esempi, la probabilità di essere colpiti da un fulmine è 130.000 volte maggiore, mentre quella di rimanere vittima di un incidente domestico, nei paesi sviluppati, è addirittura più grande di 3 milioni di volte. E’ per questo che, in oltre 60 anni di attività spaziali, e nonostante siano rientrati in media 1-2 stadi o satelliti alla settimana, nessuno è mai rimasto ferito, finora, per il rientro incontrollato di un oggetto artificiale dall’orbita terrestre”.

Fonte http://thenexttech.startupitalia.eu/64706-20180328-tiangong-1-precipitera-per-pasqua-le-possibilita-di-essere-colpiti

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